Come si può definire "il sentiero" per antonomasia? Di certo è una cosa soggettiva, ma quando ti trovi immerso in uno splendido paesaggio appenninico ed hai davanti una discesa su terra, tornantini, appoggi e quanto altro viene in mente, da fare tutta di un fiato con la tua front, poi arrivato in fondo avresti la voglia di rifarla di nuovo ed all'istante, bhè questo secondo me è "il sentiero".
Parlo del sentiero n°33 del CAI sito nei pressi dell'Appennino pistoiese e per l'esattezza sopra l'abitato di Pracchia. Guai a non farlo almeno una volta nella carriera di biker alla ricerca dell'avventura e del divertimento, perchè questo trip non si può perdere.
La salita, presa con lo spirito spensierato del F.F.F. che pensa solo a quello che lo circonda senza dare l'occhio vigile e nauseante all'orologio od alla velocità di esecuzione, con gli oltre 1000 mt. di dislivello da effettuare con un mezzo da 15 kg. circa non è poi così tragica e poi quando arrivi al rifugio Porta Franca sai che c'è un bel piatto di pasta al ragù che ti ridona le energie necessarie per completare il giro nella maniera giusta.
Raggiungi poi i pratoni e ti GODI il magnifico paesaggio che solo posti del genere ti possono donare ed ovunque si rivolga il tuo sguardo c'è la natura e tutta la sua grandezza.
Completi la vestizione e ti prepari per il primo pezzo di discesa e dalla voglia che hai di sbanfare non ti rendi nemmeno conto di essere su una piccola pietraia non idonea al tuo mezzo, ma poi ecco che arriva la terra ed il bosco di faggi, così magico che se non dai un occhio a dove metti le ruote rischi di abbracciare proprio uno di questi tronchi dal colore bianco striato (del resto stai solcando il Passo dei Malandrini).
Il sentiero continua ed è sempre più veloce e sempre più bello perchè la tua front ti fa sentire tutte le gioie nel possedere un mezzo così agile soprattutto nei cambi di direzione e poi adesso c'è lo slalom tra gli abeti, quindi.......sfruttiamo tutta la sua leggerezza.
Non finisce mai questo sentiero e quando meno te lo aspetti eccoti comparire dei magnifici tornantini a gomito con i quali balli come su un Tagadà e non ti importa se sotto c'è un dirupetto perchè sai che questi pezzi non puoi farli ad una velocità incredibile, ma devi usare tecnica di giuda con una velocità ridotta.
Poi l'asfalto ti fa imprecare.................cazzo non è possibile che siamo già a 600 mt. di dislivello ed infatti così non è; c'è ancora il castagneto ed una traccia a trincea con curve in appoggio e tornanti da prendere a tutta, ma dopo questo il gioco finisce ed allora........come sarebbe bello ripartire da capo.
Frase storica di questa uscita, fatta dal Pazzo di Lucca, al quale ripeto il mio ringraziamento per avermi fatto fare un giro così bello, è: "per una grande discesa ci vuole una grande birra".
Stay tuned.
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